vita senza riserve

spettacolo vita senza riserve

Uno spettacolo per quelli che già c’erano,

per chi nel giorno delle conquiste era presente,

ma non era il conquistatore.

Dedicato non solo ai Nativi Americani,

ma anche agli Aborigeni, agli Africani

e a tutti coloro che un giorno

avevano una terra che adesso non è più la loro,

nel nome del progresso e della civiltà.

Uno spettacolo nel nostro stile,

per sorridere e per pensare,

dedicato alla terra

e a chi ci cammina sopra.

VITA SENZA RISERVE ha debuttato nell'ottobre 2001 all'interno del circuito teatrale ALTRI PERCORSI e nasce da un lavoro di ricerca sia teatrale che tematico.

Lo spettacolo è dedicato a James Weddell, indiano Dakota incarcerato per 18 anni per un omicidio mai commesso e il cui unico torto è stato quello di opporsi alla vendita delle Colline Nere al governo Americano.

Per realizzarlo ci siamo messi in contatto con associazioni e persone che hanno seguito il suo caso, tra cui la giornalista Gloria Mattioni, che ha aiutato molto James, scrivendo anche un libro sulla sua storia (Guerriero Dakota - Edizioni L'Età dell'Acquario); abbiamo poi parlato con i suoi avvocati e comunicato via epistolare direttamente con lui. Abbiamo inoltre raccolto informazioni e dati sulla situazione odierna dei Nativi Americani, sulle loro condizioni di vita, sui problemi legati alla povertà, alla giustizia ed ai diritti umani troppo spesso calpestati.

Ed è per questo che potrebbe benissimo essere dedicato anche a Leonard Peltier, Anna Mae e a tanti altri "guerrieri" di oggi, vittime di una giustizia non ancora in grado di ascoltare le loro voci e di difendere i loro diritti.

Lo spettacolo viene sviluppato con un'attenzione particolare alla situazione attuale (la vita di riserva), senza tralasciare l'attaccamento al passato ed alle tradizioni, e lo sguardo verso un futuro pieno di incognite e di aspettative legate a profezie e leggende. Per scelta non si è voluto portare in scena uno stereotipo del Nativo Americano, cercando quindi di creare dei personaggi costruiti più per la situazione che vivono che in relazione alle loro origini etniche.

La struttura dello spettacolo è liberamente ispirata ai racconti di Sherman Alexie e Hanay Geiogamah, scrittori nativi contemporanei che hanno scritto della riserva, dell'alcolismo, della povertà, delle ingiustizie e del razzismo in modo diretto ma pur sempre venato di ironia e poesia... Lo spettacolo ha subito raccolto consensi sia da parte della critica che del pubblico.

"...una cavalcata dentro la nostra (cattiva) coscienza collettiva..." Pier Giorgio Nosari

Lo stile ricalca quella che ormai è la poetica degli Operai del Cuore. È' uno spettacolo veloce, ritmato, con alte punte di ironia alternate a momenti di elevata intensità emotiva. Anch'esso ha richiamato l'attenzione di movimenti e associazioni che da anni agiscono sul campo ed è stato rappresentato con successo in varie città italiane in occasione di manifestazioni e iniziative volte alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica, e in rassegne e festival teatrali, anche a livello internazionale.

"C'è una sola cosa più difficile che tener duro... Arrendersi" James Weddell

James Weddell è stato scarcerato il 18 dicembre 2003. È morto in un incidente stradale il 26 ottobre 2013, su una strada rurale a diciassette miglia da Wagner, South Dakota, dove è nato e cresciuto.



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